Pare inarrestabile la persecuzione contro le attiviste sociali e i movimenti di cittadini, che s’oppongono a questo stato di cose, anche perché non v’è nessuna autorità cui ci si possa rivolgere o su cui fare affidamento per ottenere protezione. Politica e violenza continuano ad andare a braccetto a scapito di chi lotta per una vita degna e per arginare il fenomeno degli omicidi “di genere”, cioè i femminicidi, in questa zona. Il fenomeno non è solo messicano, anche se qui è emblematico, ma serve come spunto di riflessione anche per la realtà italiana. Pensiamoci.
Ciao a tutt*. Scrivo (dal Messico) per informarvi che gli attacchi alle attiviste che da anni lottano contro il fenomeno dei femminicidi nello Stato di Chihuahua stanno raggiungendo una proporzione inaudita.
Dopo i recenti assassinii di Marisela Escobedo (e parenti), di Susana Chávez, di vari membri della famiglia Reyes Salazar, il 16 febbraio a Malú Andrade García (sorella di Alejandra Lilia Andrade, vittima di femminicidio, e presidentessa dell’associazione “Nuestras Hijas de Regreso a Casa, A.C.”) è stata incendiata la casa e ieri è stato trovato uno striscione (una narcomanta, come viene chiamato in Messico) nella scuola in cui lavora Marisela Ortiz (cofondatrice della stessa associazione) con pesanti minacce per lei e per suo figlio. Inoltre è stata sottratta una placca in onore a Marisela Escobedo che l’8 marzo varie persone e Ong avevano collocato nel luogo preciso in cui era stata assassinata, ovvero davanti alla sede del governo di Chihuahua.
L’escalation di violenza sembra ormai inarrestabile, vari stati federali (soprattutto a Nord, ma non solo) sono totalmente controllati dal narcotraffico o dalla delinquenza organizzata in generale e le autorità sono praticamente inesistenti. Perché dunque tanto accanimento nei confronti di pochi/e sparuti/e attivisti/e?
A mio giudizio, perché sono comunque un fastidioso sassolino nella scarpa e hanno il coraggio di sfidare l’autorità di chi detta legge a suo piacere e si sente in diritto di usare le donne (e in generale la popolazione) come meglio crede. È difficile trovare una forma di incidere in una realtà così desolante, ma sicuramente l’appoggio nazionale e internazionale è fondamentale affinché le autorità smettano di ficcare la testa nella sabbia e di negare o minimizzare il femminicidio.
So che in varie città italiane ci sono state diverse manifestazioni in solidarietà con Chihuahua e Cd. Juárez proprio in queste ultime settimane. Capisco anche che è difficile chiedere la solidarietà quando anche l’Italia non scherza quanto a femminicidi e a violenza sulle donne, ma mi sembrava comunque doveroso rendervi partecipi della situazione che si sta vivendo da queste parti.
Clara
E segnala ancora Clara: Ciudad Juárez. Qualche giorno fa è apparso uno striscione nella scuola in cui lavora Marisela Ortiz, cofondatrice dell’organizzazione “Nuestras Hijas de Regreso a Casa”, con pesanti minacce nei confronti dell’attivista e di suo figlio. Qualche settimana fa un’altra attivista della stessa organizzazione, Malú Andrade, era stata costretta ad abbandonare Cd. Juárez, dopo che le era stata incendiata la casa. Notizia originale QUI.